Gatti come Lupin, gatti che rubano carne dal tagliere, pesci dai piatti ma anche peluche, calzini, biancheria intima, fazzoletti e persino gioielli.
Stiamo parlando di mici cleptomani, individui che esprimono un comportamento dei gatti su cui anche gli etologi hanno ancora molti dubbi e che, a volte, può nascondere persino un disagio.
Il caso del gatto Dusty
Nel 2011 un servizio di Repubblica raccontava dello strano caso del gatto Dusty che negli USA si era reso colpevole di aver commesso in un anno circa 600 furti di oggetti non commestibili, tutti rinvenuti nella tana di casa sua.
Dusty colpiva di notte e derubava gli ignari vicini di vestiti e oggetti lasciati incautamente a disposizione della sua zampa lesta.
Il servizio andato in onda sulle reti televisive americane e riproposto dalla testata italiana, offriva una panoramica sconcertante su tutto quello che Dusty era riuscito ad accumulare con certosina pazienza, destando non poco imbarazzo nei suoi compagni umani.
Da allora mi sono interessata alla “cleptomania” felina per arrivare a scoprire che, a vari livelli, questo comportamento dei gatti è più diffuso di quanto si pensi.
Raramente i gatti arrivano a sfiorare i numeri di Dusty, ma non sono poi tanto rari quelli che traghettano a casa piccoli oggetti non commestibili, a volte reperiti in giro, altre volte sottratti ai proprietari stessi.
Come si spiega questo comportamento dei gatti?
Dovremmo intanto partire dal presupposto che trasportare una preda verso la tana rientra nella normale routine felina.
Sebbene i gatti tendano a consumare più spesso la preda sul posto, il trasporto in tana è stato osservato nei gatti selvatici che, dopo l’uccisione, possono decidere di consumare il loro pasto in un luogo sicuro e al riparo da sguardi indiscreti.
Ma è un’attitudine nota anche nei più satolli gatti di famiglia, famosi per lasciare il bottino di caccia sullo zerbino di casa o persino nella camera da letto degli umani, se questa garantisce la necessaria privacy.
Ma i gatti trasportano oggetti con la bocca anche in altre innumerevoli situazioni: mamma gatta, per esempio, tiene delicatamente i suoi piccoli afferrandoli dal collo per spostarli da un nido all’altro e a volte percorre anche diverse centinaia di metri per metterli in sicurezza, scavalcando ostacoli, infilandosi in pertugi, affrontando salti e terreni sconnessi.
Sempre mamma gatta svezza i suoi gattini portando nel nido piccole prede cacciate allo scopo di introdurli ad una dieta carnivora e ai primi rudimenti della predazione.
Alcuni gatti trasportano giocattoli in prossimità dei proprietari se hanno imparato che questi potrebbero rilanciarli e farglieli rincorrere, in una simulazione di caccia.
Altri ancora hanno l’abitudine di prendere con la bocca topini di pezza e palline di gomma e immergerli nella ciotola dell’acqua, creando un gioco multisensoriale in cui la preda va “pescata” dalla superficie di un immaginario fiume.
Insomma, trasportare usando la bocca e trasportare in posti precisi e con obiettivi chiari sono comportamenti dei gatti, sia maschi che femmine, familiari e per almeno due ragioni: cura della prole e caccia.
Se e quando intervenire?
Un gatto che porta in casa prede particolari come biancheria o peluche, dunque, potrebbe aver sviluppato una preferenza eccentrica per oggetti non convenzionali ma esprime, comunque, un comportamento dei gatti che possiamo ritenere normale.
Tuttavia, se il micio di casa non si dedica ad altro e la sua attività diventa una parte irrefrenabile e preponderante della sua routine quotidiana in maniera invasiva ed invalidante, questo curioso comportamento può degenerare in un’alterazione di tipo ossessivo-compulsivo e richiedere un intervento specifico.
In questi casi un tratto diventa un disturbo, ovvero un comportamento che in condizioni di equilibrio – per quanto bizzarro – permette al micio di esprimere in maniera sana un aspetto della sua personalità, ma alterato diviene il sintomo di un disagio più profondo.
Normalmente vi si fa fronte con l’aiuto di un esperto che sia in grado di scandagliare la vita quotidiana del gatto insieme al proprietario ed impostare un adeguato recupero comportamentale.
Come spesso accade, il primo passo da compiere è riconoscere e rimuovere eventuali fonti di stress nella vita del gatto che possano averlo indotto ad esasperare un comportamento dei gatti altrimenti innocuo e adeguato alla specie.
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