Che i Border Collie siano tipini parecchio attivi si sa e non ce ne dobbiamo stupire. Capita, talvolta, che un umano mediamente pigro e parecchio incosciente rimanga affascinato da questo cane e decida di prenderne uno, il più delle volte perché lo nota in fotografia (e, quindi, fermo).
Ciò che accade a quel punto e che viene qui descritto, in realtà, andrebbe enfatizzato in modo direttamente proporzionale alla pigrizia del proprietario (e/o alla quantità di energia del Border Collie).
Più un umano è pigro (e/o il cane attivo), più questo articolo rasenta la realtà.
Meno è pigro l’umano, meno queste fasi avranno peso specifico nella relazione (ma non mi dite che non esistono, perché non ci credo).
Non potendo cambiare il testo in base all’intensità della pigrizia del lettore, mi accontenterò di descrivere le fasi dell’elaborazione di questa relazione nel modo più generico possibile.
Border Collie: le 5 fasi della convivenza
#1 Fase della negazione o del rifiuto
La negazione, si sa, è uno dei primi meccanismi di difesa. Negare è immediato, semplice.
Quindi, quando ti renderai conto di esserti messo in casa un cucciolo che avrà SEMPRE voglia di giocare, correre o fare cose la prima reazione sarà:
“Oh, che carino! Ma vedrai che tra poco crolla”.
Dopo 72 ore di attività quasi costante, diventerà:
“Beh, allora lo farò correre di più, vedrai dopo come sarà stanco!”.
Dopo una settimana, la speranza si trasformerà in:
“Sì, è vero, è parecchio agitato… però crescendo si calmerà sicuramente!”.
Invece, dopo 3 anni, il tuo Border Collie starà ancora saltellando attorno a te con la faccia da:
“Ehi umano, lanci bastoncino? Eh? Bastoncino? Non lanci bastoncino? Che ne dici allora di questo sasso? È bello questo sasso, no? Me lo lanci? Dai dai dai! E la pallina allora? Lanci pallina?”.
La fase della negazione può avere anche una variante importante: anziché negare il problema, negherai direttamente di aver adottato quel cane.
Soprattutto, quando il tuo cane, stufo di non trovare risposta da te, si troverà da solo qualcosa da fare.
“Signore! Guardi che il suo cane è al parco giochi e sta radunando accanto allo scivolo tutti i bambini che trova nel raggio di 50 metri!”.
“Cane? Quale cane? No, si sbaglia, quello non è il mio cane”.
#2 Fase della rabbia
La seconda fase, per fortuna, dura per poco tempo ma, di solito, è associata a un crollo di nervi dell’umano.
Probabilmente, comincerai a inveire contro te stesso, con frasi del tipo:
“Perché? Perché non ho preso quella bellissima tartaruga d’acqua?! Avrei potuto chiamarla Guizzo, sarebbe stata felice e ferma, soprattutto ferma!”
Poi te la prenderai, nell’ordine, con tutti i membri della tua famiglia, con i parenti prossimi, quelli lontani, gli amici e poi perfino con gli sconosciuti che incontrerai per strada.
Ma mai, mai una volta, darai la colpa al tuo cane. Perché lui, nonostante tutto, è così carino!
Anche perché, quando ti vede alterato, si prodiga in uno SCUUUUUUUUUUSA così plateale (tra l’altro, senza aver capito minimamente quale sia il problema), facendo completamente sparire le orecchie dalla testa, strisciando ai tuoi piedi e sfoggiando un paio di occhi che il gatto di Shrek, a confronto, era un vero dilettante.
E da qui a farti sentire un verme gigantesco, al solo pensiero di poterlo accusare di alcunché, il passo è breve. MOLTO breve.
#3 Fase della contrattazione o del patteggiamento
In questa fase, l’umano cerca di prendere atto della realtà dei fatti e inizia a esaminare le varie soluzioni per tamponare il problema.
Diventa tutto un gigantesco compromesso:
“Ok, cane iperattivo, facciamo così. Io ti porto a correre in area cani per un’ora, poi facciamo esattamente 20 lanci di legnetto e torniamo a casa. Tu, in cambio, mi lascerai riposare sul divano per 30 minuti, dalle 16.30 alle 17.00”.
In realtà, se gestita bene, questa fase potrebbe rivelarsi molto produttiva e potrebbe permettere di dare al cane delle regole su quando è concesso giocare e divertirsi e quando, al contrario, gli umani vanno lasciati in pace.
Dico potrebbe, perché nella maggior parte dei casi, infatti, appena farai per sederti sul divano, alle 16 e 30 spaccate, lui arriverà comunque imperterrito con la sua pallina in bocca, te l’appoggerà addosso ed entrerà in modalità “dai, su, lancia, solo un lancio, giuro, forza lancia, mi annoio, facciamo qualcosa, lancia”.
#4 Fase della depressione
Durante questa fase, l’umano si arrende alla situazione, emotivamente e razionalmente.
Ti ritroverai ad abbracciare il cuscino, a faccia in giù sul divano, sognando Guizzo, quella bellissima tartaruga d’acqua che ti avrebbe sicuramente lasciato riposare.
Tutto questo mentre ignori completamente il tuo cane che, nel frattempo, ti ricoprirà di palline, salamotti, polli di gomma, ciabatte e tutto ciò che potrebbe essere lanciato.
Poi ti guarderà con aria da “Beh, umano? La smetti di frignare e mi guardi? Guarda che sto facendo. Faccio seduto, terra, rotola, orsetto, porto il giornale, allora mi stai guardando? Hai visto che bravo che sono?”.
Sì perché, al Border Collie, per quanto empatico nei veri momenti difficili, i momenti autocommiserativi degli umani sembrano solo una perdita di tempo. Perché non è lui, fisicamente, al centro dell’attenzione.
E lui AMA essere al centro dell’attenzione (lui, e preferibilmente la sua pallina, vero e unico centro dell’universo).
#5 Fase dell’accettazione
È, inutile dirlo, questa è la fase più gratificante di tutte. L’umano ha finalmente elaborato e accettato l’accaduto e si riappacifica con esso e con la sua (nuova) vita.
Di solito, coincide con l’età anzian… ehm, volevo dire con la crescita del cane.
Ma non tanto perché il tuo Border Collie si sarà calmato, sia mai. Semplicemente perché avrai avuto il tempo necessario per affrontare ed elaborare le fasi precedenti.
A onore del vero, non è sempre così. C’è chi raggiunge questa fase dopo pochi giorni, ma anche chi ci impiega anni.
In tutti i casi, quando si arriverà a questo punto, sarà ormai sbocciata una relazione uomo-Border davvero stupenda, fatta di sguardi adoranti, attività condivise, fiducia spassionata, intesa profonda e un riscoperto piacere umano per l’attività fisica (che, diciamo, fa sempre bene per la prova costume).
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