Spesso, nell’immaginario collettivo, “premiare il cane” viene tradotto con “dare un biscotto” (oppure un wurstel o un premietto qualsiasi).
In realtà, come vedremo, c’è tutto un mondo dietro e offrire al cane qualcosa di commestibile è solo uno dei mille modi per premiarlo. Alcune volte, anzi, può dimostrarsi perfino controproducente al fine di addestrare il cane.
È importante, quindi, capire perché un cane metta in atto un determinato comportamento su richiesta e che valore possa avere una risorsa alimentare in quello specifico momento.
Imparare a insegnare
Quando portiamo il nostro cane all’interno di una società complessa come quella umana, così come quando cerchiamo di insegnargli qualche esercizio, lui non può, le prime volte, sapere come vorremmo che si comportasse di fronte a una certa situazione o quali sono le regole del gioco che gli stiamo proponendo. Dovremo essere noi a insegnarglielo.
Pertanto, dobbiamo diventare molto bravi a farci capire nel momento in cui vogliamo trasformare un’esperienza in apprendimento.
In primo luogo, la nostra comunicazione dovrà essere chiara e ben comprensibile dal nostro amico, ma è altrettanto importante riuscire a coinvolgerlo in quello che stiamo facendo.
Solo se il nostro cane si starà divertendo con noi, infatti, l’esito dell’esperienza sarà positivo, la relazione ci avrà guadagnato e aumenterà il piacere di stare insieme nel condividere attività e situazioni.
Ma come fare a coinvolgerlo?
Fare interessare il nostro cane a un’attività, passa in primo luogo dalla sua conoscenza. Sembra banale, ma non sempre siamo in grado di dire cosa davvero piaccia fare al nostro cane; se preferisca, ad esempio, inseguire qualcosa, giocare a ricercare un oggetto o perlustrare un ambiente.
Se sappiamo scegliere attività in linea con le sue caratteristiche, ovviamente lui si divertirà molto di più e sarà più propenso ad imparare delle regole.
Un altro fattore importante è che il cane abbia voglia e piacere nel condividere i suoi interessi con noi.
Qualsiasi tipo d’interesse, infatti, può essere espresso in modo assolutamente auto-riferito oppure all’interno di attività condivise.
Mi spiego: se il mio cane ama inseguire le cose in movimento, questa sua motivazione la potrà esprimere inseguendo il gatto dei vicini e diventando improvvisamente sordo a qualsiasi tipo di richiamo (cioè in modo autoriferito), oppure decidendo di portarmi la pallina per giocare insieme (in modo condiviso).
Pertanto, va assolutamente promosso l’ingaggio, cioè il momento attrattivo in cui noi umani emergiamo dal contesto e diventiamo importanti per il cane e centri dell’attività.
Dobbiamo, infatti, imparare a diventare interessanti per i nostri cani, scegliendo strumenti e giochi per cani adatti, comunicando in modo comprensibile, promuovendo attività piacevoli.
Una volta che siamo in grado di coinvolgere il cane in un’attività gratificante per entrambi, viene da sé che qualsiasi cosa stiamo facendo aumenterà la complicità, sarà più semplice insegnare alcuni comportamenti rispetto ad altri o dare delle regole.
Gli obiettivi saranno condivisi e l’attività in sé sarà divertente e piacevole. Il cane starà imparando a fare qualcosa, non perché viene adescato attraverso l’aspettativa di altro (come il cibo), ma perché semplicemente si sta divertendo.
L’adescamento attraverso oggetti o cibo
Educare il cane basando tutti gli insegnamenti sull’aspettativa di qualcos’altro, infatti, ci relegherebbe al ruolo di dispenser di cibo (o di lanciatori di pallina, nel caso sia quello il premio), ma non andrebbe a lavorare sugli aspetti che sono davvero importanti, cioè la relazione e il piacere di condividere un’attività.
Faccio un esempio pratico: se tengo un wurstel in mano e chiedo a un cane “il seduto”, il cane, nella maggior parte dei casi, si siederà per ottenerlo.
Il suo obiettivo, infatti, sarà quello di trovare il modo per farmi sganciare il cibo, ma non quello di assecondare una mia richiesta. Il giorno in cui sarò senza wurstel, probabilmente il cane non avrà alcun motivo per sedersi e non lo farà.
Questo non significa che il cibo non vada mai usato nel training, anzi ci sono diverse situazioni in cui può essere un valido aiuto, ma va sempre valutato quando, come usarlo e con che tipo di cane, ricordando che valore abbia per lui.
Il nostro obiettivo è che il cane si diverta a fare cose con noi, non che le faccia esclusivamente per ottenere il cibo che abbiamo in mano.
Quindi, come si gratifica?
Tornando al discorso del coinvolgimento, è abbastanza intuibile che molte attività siano autogratificanti.
Se sappiamo ingaggiare e coinvolgere il nostro cane in qualcosa, è l’attività in sé che darà gratifica: durante la ricerca di un oggetto il cane si sentirà premiato nel momento in cui riuscirà a trovare l’oggetto nascosto, nel tira e molla quando riuscirà a vincere, nel gioco della pallina quando riuscirà a raggiungerla e così via.
Ancora di più, però, il nostro cane sarà felice se noi saremo partecipi del suo successo: un “BRAVISSIMO!”, una carezza fatta nel modo giusto, la possibilità di giocare assieme, la nostra attenzione o, a volte, un bocconcino (dato ricordando il discorso precedente), andranno ad aumentare ancora di più il valore del suo successo.
Il “bravo!”
Una menzione a sé va fatta per il “bravo” perché, non solo è un importante premio sociale, ma diviene anche marker del comportamento corretto.
È premio perché trasmette al cane tutta la nostra emozione e partecipazione per il suo successo (per questo, non deve essere un “bravo”, ma un “bravoooooooooo!!!!!!”), facendo leva sulla sua motivazione collaborativa e la voglia di rendersi utile per i membri dei suo gruppo.
Ma è anche marker, perché è molto più immediato di qualsiasi altro tipo di premio.
Con il “bravo”, infatti, possiamo indicargli, tra i tanti comportamenti che mette in atto, quale sia quello che ci aspettavamo da lui, con un tempismo impeccabile.
È infatti fondamentale per educare il cane che, all’interno della nostra comunicazione, esista un segnale che significhi “sì, è proprio quello ciò che ti stavo chiedendo”, in modo da potergli indicare con chiarezza i comportamenti corretti.
Proprio per la sua importanza, il “bravo” deve essere ragionato, non possiamo scordarci di utilizzarlo nel caso il cane raggiunga un importante successo, così come non dobbiamo abusarne, con il rischio di diminuirne il valore.
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