Negli ultimi anni i problem solving o “giochi di attivazione mentale” si sono ritagliati uno spazio sempre più grande nelle vetrine e tra gli scaffali dei negozi di animali, vuoi per le loro forme e colori accattivanti vuoi anche perché incuriosiscono fin da subito “chissà se Pippo è in grado di farlo?”
Ma oltre ad esseri belli, i problem solving sono giochi per cani anche utili.
Spesso i proprietari tendono a concentrarsi molto sull’attività fisica (che è fondamentale), proponendo giochi di movimento e dimenticandosi che anche il cane ha una mente e che anche questa deve essere esercitata.
Inoltre, cercare di stancare il cane facendolo correre e saltare alle lunghe potrebbe essere controproducente. Infatti, l’effetto che otterremo, alla lunga, sarà quello di allenarlo.
Se la prima volta, al decimo lancio di pallina, il nostro cane sarà esausto, dopo un po’ ce ne vorranno 15, 20 e sempre di più.
Infine, come per gli esseri umani, anche per il cane l’attività mentale stanca quasi più di quella fisica.
Dopo un’ora di calcetto con gli amici sarò di sicuro sudato e affaticato, ma dopo un’ora di lettura di un manuale di diritto privato non sarò più in grado di intendere e volere.
Cosa sono i giochi per cani di attivazione mentale?
I problem solving sono dei “rompicapo” che il cane deve risolvere per riuscire a raggiungere il suo obiettivo, quasi sempre del cibo, anche se possiamo tranquillamente usare dei giochi o altri oggetti.
Bicchierini da sollevare, cassetti da aprire, bottiglie che ruotano e tanto altro possono essere acquistati in negozio oppure costruiti in casa riciclando oggetti della vita quotidiana (una breve ricerca su Internet offre moltissimi spunti per giocare con il cane).
Attenzione nel caso del “fai da te” a scegliere con cura i materiali ed evitare che possa ferire il vostro amico a quattro zampe.
Prima di vedere come presentare un problem solving al cane, è interessante soffermarci su…
… Come risolve un problema il cane?
Quali sono i modi che un cane può utilizzare per intervenire operativamente sulla realtà? A differenza di noi primati, che utilizziamo gli arti superiori per il 99% delle nostre azioni, il cane ha diversi strumenti per interagire con il mondo:
- prendere in bocca;
- indicare, toccare e spostare con il naso;
- utilizzare le zampe anteriori.
Ogni proprietario avrà notato che il proprio cane è bravissimo nell’utilizzare una o più di queste risorse: cani in grado di sfilare fazzoletti dalle tasche come i migliori borseggiatori; cani che faranno sparire il corpo del reato (spesso il fazzolettino di prima) nascondendolo accuratamente spostando la terra e le foglie usando il naso o promettenti geologi che in 5 minuti in giardino hanno già raggiunto la prima falda acquifera scavando con le zampe.
Sapere come il nostro amico a quattro zampe preferisce interagire con la realtà, ci permetterà di proporgli giochi per cani che sono in linea con le sue caratteristiche.
Come presentare un problem solving
Il cane deve essere nelle condizioni di poter vincere sempre, quindi, specialmente le prime volte, dovremmo essere bravi a proporre al cane giochi che sia effettivamente in grado di risolvere con le sue competenze.
Partiremo, quindi, da giochi semplici (come un bocconcino sotto un bicchiere di plastica) fino ad arrivare a “enigmi” molto più complessi.
Anche se il cane deve risolvere il problem solving in autonomia, è fondamentale che il proprietario sia al suo fianco tutto il tempo.
I problem solving non sono dei giochi per tenere occupato il cane mentre noi dobbiamo fare altro.
Avere il proprio proprietario accanto per il cane è importante, non tanto per l’aiuto materiale che possiamo dargli nella risoluzione (che comunque deve essere minimo), quanto per il sostegno “psicologico” che la nostra presenza gli trasmette.
Essere presenti eviterà che il cane, non riuscendo a risolverlo, decida di distruggerlo o perda interesse e inoltre potremo intervenire nel caso in cui il cane si stressi eccessivamente.
Armatevi di pazienza, soprattutto le prime volte in cui il cane non ha ancora chiarissimo il funzionamento del gioco, e lasciatelo libero di esprimersi senza nessun intervento correttivo, anche se vi sembra che stia sbagliando.
Se dopo qualche minuto il cane non avesse ancora risolto il problem solving, cercate di semplificarglielo.
GUARDA IL VIDEO EDUCATIVO
L’educatore e istruttore cinofilo Lorenzo Ruzzi spiega come proporre al cane i problem solving
Per educare il cane a concentrarsi proponetegli il gioco in casa, riducendo così al minimo gli stimoli esterni che potrebbero distrarlo.
Su cosa lavorano questi giochi per cani
I problem solving sono prima di tutto divertenti. Divertenti per il cane e divertenti per il proprietario, già solo per questo motivo, secondo me, dovrebbero essere proposti a tutti i cani. Ma i lati positivi sono molti, oltre a far diventare il proprietario un “dispensatore” di attività divertenti e stimolanti:
- aumentano l’autostima e l’autoefficacia del cane che riesce a risolvere uno scacco;
- stimolano le capacità cognitive del cane come la memoria, l’attenzione, la concentrazione e l’autocontrollo;
- favoriscono uno stato di calma e di concentrazione, senza il quale sarebbe impossibile affrontare un problema e trovarne la soluzione.
Possiamo, inoltre, sfruttare tutta la fase di preparazione del problem solving per educare il cane ai comandi base (come seduto e resta), in un contesto più divertente e stimolante di una singola sessione di training.
Sono anche molto utili come attività alternativa a quella fisica, in quei giorni in cui si possa dedicare meno tempo a quest’ultima, come in caso di pioggia o caldo eccessivo.
Ovviamente, non possono sostituire la passeggiata o i giochi all’aria aperta, ma sono utili da affiancare a tutto il resto per ampliare il suo bagaglio di conoscenze e incrementare la sua flessibilità cognitiva.
L’importanza della flessibilità cognitiva
Il cane, a differenza di altri mammiferi come il gatto, ha un’intelligenza prevalentemente di tipo ostinativo: se voglio qualcosa, mi imputerò fino ad ottenerlo.
L’esempio più classico, è la pallina che finisce al di là di una recinzione, con il cane seduto di fronte a fissarla, ad abbaiare, a zampare la rete e poi di nuovo ad abbaiare.
Questo atteggiamento, per anni utile al contesto in cui viveva un cane (se vedo una preda, non la posso perdere neppure per un secondo), non funziona sempre e comunque nella società umana, caratterizzata per cambi continui di situazioni, contesti, stili di vita e modelli relazionali.
Pertanto, educare il cane a ragionare, a trovare soluzioni diverse ed innovative, aumenta la sua flessibilità cognitiva, cioè la sua capacità di agire fuori degli schemi comportamentali classici e riuscire a utilizzare una strada alternativa per raggiungere un obiettivo.
È una caratteristica estremamente adattativa: fare in modo che il nostro cane, di fronte ad una difficoltà, sia in grado di fare appello alle sue competenze e adattarle alla situazione specifica, in modo da trarne un esperienza e non un trauma, aumenta sicuramente la sua capacità di integrarsi in modo positivo nell’ecumene umana.
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